San Francisco

Articolo pubblicato da Motuturismo – N. 136 – Dicembre/Gennaio 2006
 Una Ducati sulle strade di San Francisco

 

Non è il massimo lasciarsi alle spalle la calda estate italiana per  visitare San Francisco. E’ mezzanotte. La nebbia arriva dal mare ad ondate ed in poco tempo avvolge ogni cosa. Il caminetto acceso dell’albergo è una gradita sorpresa. Il lungo viaggio in aereo mi ha un po’ fiaccato, ma la curiosità di vedere questa città è troppo forte per archiviare la giornata in un enorme, caldo ed accogliente letto, quindi, salito su un taxi, faccio la mia richiesta ad un esterefatto conducente: “Golden Gate Bridge please!” “Where?” risponde il taxista. Dove vuoi tu, qualsiasi posto va bene, ma voglio vedere il ponte. In cinque minuti di ripide salite e repentine discese arriviamo sul lungo mare di Marina Drive e… non che si veda granchè, ma un pilone avvolto nella nebbia può bastare a placare la mia ansia da viaggiatore. “Ok, grazie amico mio, adesso puoi riportarmi in albergo, sono molto stanco”.
La prima cosa che mi colpisce di questa città è la sua diversità. Sembra che tutte le popolazioni del mondo si siano date appuntamento lungo le sue strade. Entro in un bar di Union Square, una giovane ragazza orientale mi serve un’ottimo caffè espresso. Le chiedo da dove viene, la risposta disarmante: “I’m American, this is my town”.  In un centro commerciale della 4th strada scatta un allarme di non so bene cosa. In pochi minuti arrivano tre auto della polizia, da cui scendono sei poliziotti: un bianco, due latinoamericani, un nero, un asiatico ed una graziosa ragazza di una razza a metà strada fra l’India e l’Africa nera. E’ un bell’esempio di integrazione multi razziale ed un forte segnale per quelli che arrivano in questo paese: non importa di che colore hai la pelle, ma se ti comporti male uno dei “tuoi” ti infilerà un paio di “braccialetti” ai polsi e ti arresterà.
Un miscuglio di razze: gli italiani a North Beach, a due passi dai cinesi di Chinatown, i messicani di Mission, gli afro-americani di Fillmore, i cambogiani e i vietnamiti di Tenderloin, i russi di Richmond. Eppure la storia di San Francisco è  recente. I primi abitanti della zona furono gli Indiani d’America raggruppati in due principali tribù: i Miwok della costa del Nord e gli Ohlone al Sud. Nel XVI secolo i primi esploratori europei che navigarono lungo la costa Californiana non si accorsero nemmeno dell’esistenza della Baia.  Solo nel 1769 gli spagnoli, per primi,  posarono gli occhi  sulla zona dove oggi sorge San Francisco. Ma il primo significativo impulso si ebbe nel 1848, quando ai piedi della Sierra Nevada, vicino a Sacramento, fu scoperto l’oro. Con la scoperta dell’oro, migliaia di cercatori furono attirati in  California da tutto il mondo dando vita alla “Gold Rush” che coincise con la cessione da parte del Messico della West Coast agli Stati Uniti. La popolazione passò da 800 a 250.000 abitanti. Nei decenni successivi la città si trasformò in un centro di malaffare con casinò, saloon, case di piacere e fumerie d’oppio. La “Barbary Coast” (le attuali Chinatown e Jackson Square) era il covo di criminali senza scrupoli, dove i marinai venivano storditi sottoposti al metodo “Shanghai” e si svegliavano a bordo di una nave che aveva già preso il largo. Nel 1906 la città venne rasa al suolo dal un catastrofico terremoto. In seguito ricostruita con numerose opere pubbliche di valore, che la risollevarono dalla Grande Depressione; gli esempi principali sono il San Francisco – Oakland Bay Bridge e il Golden Gate Bridge nel 1937. Durante la seconda guerra mondiale la Baia divenne uno dei principali cantieri navali. Nel 1953 Lawrence Ferlinghetti, reduce di guerra e figlio di un immigrato Bresciano, insieme all’amico Peter Martin, aprì la libreria City Lights dando vita al movimento della “Beat Generation” (dove “beat” è un termine preso a prestito dal jazz che vuol dire emarginato). Negli anni seguenti importanti scrittori come Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs emigrarono verso la West Coast  e diedero vita ad una corrente artistica che segnò un’epoca intera. Le loro poesie e i loro romanzi si distinguevano, scrisse Gilbert Millstein il 5 settembre 1957 sul “New York Times”, “per la ricerca frenetica di ogni possibile impressione sensoriale, un’esasperazione dei nervi, una sfida costante delle possibilità estreme del corpo attraverso l’alcool, la droga, la promoscuità sessuale, la guida ad alta velocità o il buddismo zen”.   Nel cuore della Bay Area di San Francisco i fermenti dell’epoca beat hanno generato ribellioni e trasgressioni. A Berkeley, sull’altro lato della baia, nel 1964 esplodeva il Free Speech Movement, precursore del ’68 Parigino e della protesta contro la guerra in Vietnam. La moda hippy, la New Age, il movimento femminista e la liberazione dei gay hanno mosso i primi passi sulla West Coast. La Libreria City Lights in cinquant’anni ha continuato a registrare gli sconvolgimenti politici, sociali, culturali e di costume ed ancora oggi freme contro le avventure “imperiali” di Bush. Il 20 marzo 2003, appena iniziarono i bombardamenti su Bagdad, la libreria abbassò la saracinesca in segno di lutto ed affisse sulle vetrine il manifesto “Not in our name”: Non nel nostro nome.
La città si apprezza maggiormente a piedi. Da Union Square, nel centralissimo Financial District,  è possibile visitare tutto quello che rappresenta uno dei più importanti centri d’affari degli Stati Uniti. Le più importanti banche, borse valori e studi legali sono in questa zona insieme ai numerosissimi negozi per ogni genere di acquisto. A pochi passi da Union Square attraverso la “porta del drago” si entra a Chinatown, dove negozi e mercati ricordano l’atmosfera tipica della Cina meridionale. Il quartiere,  fittamente popolato, è caratterizzato da pittoresche facciate e da brulicanti vicoli dove la lingua parlata è il cantonese. Più distante, interessante è il quartiere di North Beach. Nella zona di Fisherman’s Wharf giunsero per la prima volta pescatori genovesi e siciliani, che qui fondarono l’industria della pesca. Oggi è un luogo turistico, ma la mattina di buon’ora è ancora possibile veder salpare i pescherecci dai vivaci colori. Ghirardelli Square, invece, è il punto di riferimento dove sorseggiare un buon caffè o una calda e profumata cioccolata. Verso Ovest, aggrappato al fianco di una collina alta 100 metri, si trova Pacific Heights, uno dei più esclusivi quartieri di San Francisco. Con le sue splendide vedute, è un ambito luogo di residenza e lungo i suoi viali ombreggiati dagli alberi vi è un gran numero di belle case vittoriane. Il mezzo ideale per visitare il Presidio è la moto. Da questo angolo boscoso della città si domina l’accesso alla baia di San Francisco e al Golden Gate Bridge. Istituito nel 1776 come avamposto dell’impero spagnolo nel Nuovo Mondo, il Presidio è stato per anni sede dell’esercito e dal  1994 è diventato Parco Nazionale. Alle spalle del Presidio si stende il grandioso Golden Gate Park, creato nel 1890, un capolavoro di architettura e giardini. Niente in questo luogo cresce per caso: gli alberi sono stati scelti dove meglio possano riparare dalle folate impetuose, gli arbusti e i fiori piantati in modo che fioriscano in ogni stagione. Nel parco ci sono numerosi impianti sportivi, dal tiro con l’arco al golf e numerosi musei. Il cuore di San Francisco e centro amministrativo è il Civic Center, che comprende la miglior architettura della città, i grandiosi edifici governativi ed il maestoso complesso delle arti e dello spettacolo che sono  motivi di orgoglio per tutti gli abitanti.
Per quanto riguarda i locali San Francisco offre opportunità per tutti i gusti. Prima di scegliere un ristorante decidete che tipo di cucina preferite gustare. La città offre un enorme varietà di cucina di tutti i paesi del mondo. I ristoranti più frequentati si trovano nella zona del centro, soprattutto nell’area di South Market, ma anche nel Marina District, nella zona di Fillmore ed in Jackson Street. Naturalmente per gli amanti della cucina italiana è preferibile North Beach,  per quelli che prediligono la cucina thailandese, cambogiana, vietnamita o cinese il punto di riferimento è Chinatown. Se dovessi dare un consiglio per gli amanti della carne alla griglia, indicherei senza dubbio il John’s Grill in Ellis Street a pochi passi da Union Square, un locale storico, con le pareti in legno scuro su cui spiccano numerose vecchie foto della città,  che serve piatti tipici della cucina americana a base di carne e di pesce. Numerosissimi anche i locali per gli amanti della notte e per chi desidera il classico bicchiere della staffa. La città è sempre stata un luogo di grandi bevitori, fino dai tempi della Corsa all’oro, quando c’era un saloon ogni cinquanta abitanti. La scelta dei vini è straordinaria. Vi consiglio di degustare i vini Californiani, che oggi rappresentano uno dei più grandi e interessanti produttori di vino del mondo e le migliori vendemmie provengono proprio dai vigneti a Nord di San Francisco, specialmente dalle valli di Napa e Sonoma. La maggior parte dei vini Californiani deriva da vitigni europei che si identificano sia dalle uve che dalle zone di coltivazione. Le vigne attecchiscono alla grande nel clima mite della California del Nord dove il clima particolarmente fresco aiuta i grappoli a raggiungere la piena maturazione. Le principali varietà di rosso che crescono nella regione sono il Cabernet Sauvignon, il Pinot Nero, il Merlot e lo Zinfadel.  Il Cabernet Sauvignon è in assoluto il vitigno primario. Il Pinot Nero  usato per  il leggendario Borgogna è altrettanto famoso e viene prodotto nelle aree miti di Anderson Valley a Sonoma e Carneros nella Napa Valley. Il Merlot usato in molti Bordeaux, e lo Zinfadel, un vino vigoroso e di gran corpo viene prodotto solo in California, sono coltivati in tutto lo stato.
I bianchi sono classificati come i rossi per varietà e vitigno. Lo Chardonnay è in assoluto il più popolare e viene coltivato nella West Coast. Ottime a San Francisco anche le birre, richiestissima la Anchor che produce la Liberty Ale, una birra al vapore. Il caffè, invece è una gradita sorpresa e si può trovare in ogni sua variante in ogni locale della città.
Se decidete di fare un tour serale gastro-enologico non dimenticate che le forze dell’ordine sono molto severe e puniscono severamente chi guida motociclette o automibili in stato di ebrezza e ricordate che  i tassi alcoolometrici americani sono assolutamente tra i più bassi nel mondo, in poche parole un buon bicchiere di vino rosso vi può creare un sacco di guai.  Quindi se posso darvi un consiglio da motociclista incallito: “prendete un taxi”! Proprio su un taxi, una sera di ritorno da un’ottima cena, ho incontrato un tassista Moldavo. Partito dalla madre patria quindici anni fa, sbarca il lunario per le strade di San Francisco. La cosa curiosa è che dal giorno in cui è arrivato in città non è mai stato disoccupato, ma non ha più potuto lasciare gli Stati Uniti in quanto clandestino e chi esce dal paese senza i documenti in regola non può più rientrare. Boris parla un’ottimo inglese, si sente molto Americano, ma è fiero di essere Moldavo. Tra una battuta e l’altra mi confida: “l’America è il paese delle meraviglie, vivo più che decorosamente con la mia famiglia grazie al mio lavoro, ma devo stare molto attento. Alla prima grave infrazione potrei essere deportato ed io in Moldavia non ho più nessuno”.
Ci lasciamo con una stretta di mano e con l’augurio a Boris che possa ottenere la “green card” il più presto possibile.
Per il resto San Francisco si visita con estrema facilità, la moto è il mezzo ideale e non mi sono mai trovato in difficoltà. Con una buona cartina e qualche riferimento, è letteralmente impossibile perdersi, a meno che “perdersi” significhi essere rapito dalla bellezza di questa città d’incanto. La gente è sempre cortese e prodiga di buoni consigli sulla via da seguire, inoltre, l’educazione civica esemplare e la guida rilassata e sicura dei californiani vi permetterà di assorbire tutta la magia emanata da San Francisco.